Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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giovedì 2 ottobre 2014

Si vis pacem...

"Si vis pacem, para bellum" (se vuoi la pace, preparati alla guerra) è uno dei motti latini più noti. Per molti, si tratta di un'espressione meramente di ambito militare: addestrati militarmente in tempo di pace per affrontare adeguatamente la condizione di guerra. In altri termini si potrebbe dire che la ricchezza del tempo di guerra è la preparazione in tempo di pace. 

In realtà questa espressione presenta dei risvolti molto più profondi e complessi. Il perno di questa espressione è infatti l'idea di preparazione. E' importante infatti non farsi mai cogliere impreparati di fronte alle avversità (guerra). Il conseguimento stesso della Pax Deorum, ovvero una condizione di armonia con il mondo e con la Natura, richiede in primo luogo una lunga e costante preparazione per non farsi trovare deboli e smarriti di fronte alle avversità. Questa è inoltre un'implicazione importante del concetto stesso di Colere Deos/Deas. I Cultores e le Cultrices non pregano, secondo una prospettiva "moderna" e profana che connota ad esempio il monotesimo, ma "coltivano gli Dei e le Dee": cioè si preparano. In questo c'è l'essenza della Spiritualità Tradizionale Romana.

Preparazione in tempo di pace, quando tutto ci sembra che scorra per il meglio e nulla sembra turbarci, significa munirsi di quegli strumenti - tramite lo studio, la pratica dell'otium, la cura dello spirito, le arti marziali, la coltivazione della terra, il camminare in modo meditativo, gli esercizi spirituali - che ci saranno necessari per affrontare le avversità. E' ovvio che non è un percorso facile e semplice. Ci vuole molto sforzo perchè la precondizione per conseguire la Pax Deorum è in primo luogo risolvere la propria "guerra interiore". Dobbiamo in primo luogo essere preparati a dominare il nostro caos interiore, la nostra agitazione spirituale se vogliamo conseguire la pace. La pace interiore come presupposto per la pace esteriore. L'impreparazione ci avvia quindi ad uno stato di guerra in cui molto probabilmente usciremo sconfitti.

"Si vis pacem, para bellum" significa quindi dare la massima priorità alla preparazione, non affidandosi al caso, alla fortuna: bisogna prepararsi ed esercitarsi quotidianamente per non farci trovare deboli nelle avversità arrancando in un groviglio di situazioni sfavorevoli. E quando tutto ci sembra andare per il meglio, bisogna calmare la mente perchè anche l'esaltazione nel tempo di pace è un presupposto per una debolezza in condizione di guerra.

Chi si esalta nei momenti favorevoli, vacillerrà di fronte alle avversità.


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